Sull’amicizia.
Del perché scrivo un articolo sull’amicizia, occupandomi di orientamento, è presto detto.
Niente come un buon amico può essere uno specchio sincero rispetto alla validità delle nostre scelte, lavorative, professionali, formative.
Niente come un buon amico, nelle nostre indecisioni, turbamenti, come quando diciamo “mollo tutto perché non ce la faccio più”, può essere un buon ancoraggio alla realtà ed alle bollette da pagare, non nel senso di rinuncia ai nostri sogni ma nel senso di “Ok ma pensaci e capisci se veramente è quello che vuoi”. Anzi, niente come un buon amico può aiutarci a credere nella costruzione dei nostri sogni, nei sacrifici che facciamo nel raggiungere degli obiettivi, nello spronarci e nel sostenerci se, essendo una persona sincera, capisce che quella strada è giusta per noi.
Come nella finestra di “Johari” un buon amico (sensibile e socialmente intelligente) saprà cogliere quella “zona cieca” di noi, ossia quel punto in cui si incontra “quello che io non so di me” con “quello che gli altri sanno di me”.
E un buon amico lo sa. Sa quando stiamo bene, sa quando stiamo percorrendo la strada sbagliata, sa quando ci siamo persi e c’è sempre per accoglierci “senza giudizio” tra le sue braccia.
Nella mia vita ho avuto storie d’amore appassionanti e stravolgenti che mi hanno fatto vivere delle emozioni veramente intense. Ma nessuna relazione sentimentale mi ha donato serenità come quella che mi regala il senso di amicizia profonda che, per fortuna, mi lega a tante persone.
Niente come l’amicizia mi ha donato equilibrio.
Non sono d’accordo con chi dice che i buoni amici siano pochi o siano quelli che si incontrano quando siamo giovani. Io ne ho tanti, incontrati in epoche diverse, situazioni diverse e luoghi diversi. Ognuno di loro ha sensibilità, interessi e modi di stare al mondo che mi incuriosiscono. Ognuno di loro mi insegna qualcosa e mi fa capire come relazionarmi alle persone.
L’amicizia insegna anche questo, saper stare assieme, condividere, essere parte di un tutto e per questo è fondamentale nell’allenarci a stare in un gruppo di lavoro, ascoltando gli altri, essendo profondamente consapevoli di quanto io posso raggiungere anche grazie al contributo dei miei colleghi.
Infine avere dei buoni amici non è solo questione di fortuna. Significa avere la capacità di capire chi abbiamo di fronte, significa avere cura, significa aprirsi agli altri, regalarsi agli altri, senza diffidenze, senza prevenzioni, senza paura.
Il mio lavoro di counseling, il cui scopo ultimo è stare “a proprio agio” nelle nostre scelte lavorative, mi appare inestricabilmente legate a qualcosa di più profondo e vero, come la capacità di conoscere noi stessi anche attraverso i nostri amici.
Perché facciamo parte di un tutto.