In un mondo che ci vuole costantemente connessi, ti chiedi quanto tempo dedichi all’ascolto profondo di te?
Non parlo di un ascolto egoistico, narcisistico, individualistico delle tue pulsioni o dei tuoi bisogni materiali. Mi riferisco all’ascolto delle tue emozioni, di ciò che provi, di quanto sei in connessione reale con il mondo esterno, non attraverso smartphone, tablet o altro, ma di ciò che sei capace di cogliere con i tuoi occhi e con il tuo cuore.
Parlo di questo tema perché certamente legato all’orientamento formativo e professionale.
Saper capire noi stessi è la base dalla quale poter procedere per fare delle scelte, armoniose, integrate, coerenti, con il nostro mondo interiore ma anche con il nostro saper fare, ancora di più, saper essere.
Siamo bombardati da un numero impressionante di informazioni. Video, post, messaggi… ognuno deve dirci qualcosa, più spesso, venderci qualcosa. La capacità di filtrare, selezionare questa massa di parole per alcuni non è facile da applicare. Nello stesso tempo è importante essere informati e ricevere anche stimoli interessanti, idee alle quali non avevamo pensato. Nel mondo del lavoro potrebbe trattarsi di una nuova professione, un settore in sviluppo sul quale investire, un percorso formativo, un corso di riqualificazione o altro.
Non si tratta quindi di chiudersi in una sorta di eremitismo ma di rimanere legati alla realtà, senza per questo venirne travolti.
Pensa a quando è stata l’ultima volta in cui hai fatto una scelta, più o meno importante, nel pieno rispetto di te, delle tue idee, passioni, valori? È una sensazione in cui non puoi che stare bene, in pieno equilibrio, in armonia con te e con il mondo.
È da qualche anno ormai, circa 25, considerato che ne ho 51, quindi, metà della mia vita, che cerco di fare la cosa giusta, per me. Non sempre è possibile, chiaramente il contesto, le circostanze, anche dei bisogni di sussistenza possono avermi spinto, ad esempio, ad accettare un lavoro del quale non ero pienamente convinta. Ma se questa è una scelta consapevole ed è inserita in un piano più ampio, in una visione di insieme, possiamo accettare anche dei compromessi, sapendo che sono un tramite per arrivare alla realizzazione di un progetto finale.
Ho pensato quindi a quali siano le azioni che mi fanno stare in ascolto profondo di me stessa:
- Capire quando sono triste e perché
- Capire quando sono allegra e perché
- Osservare il mondo circostante, le persone, gli ambienti
- Stare in silenzio, da sola
- Ascoltare della musica
- Leggere
- Scrivere i miei pensieri, qualunque cosa mi venga in mente
- Viaggiare (quando me lo sono potuto permettere!)
- Ascoltare le storie dei miei amici, mettermi nei loro panni, sentire le loro emozioni, fare domande
- Raccontare la mia storia ai miei amici, ascoltare le mie parole e cosa provo, mentre mi racconto
- Prendere ispirazione da chi ho considerato “bravo” nel suo mestiere
- Visitare mostre, gallerie, di qualunque tipo (pittoriche, fotografiche), spesso da sola
- Stare in mezzo alla natura, in silenzio
- Rielaborare la mia “storia”, attraverso l’aiuto un professionista in area psicologica
- Infine, alzarmi presto al mattino
E se chiedessi a te, che cosa fai, quali azioni concrete metti in atto per stare in ascolto profondo di te?
Scrivi su un foglio queste azioni, nella consapevolezza che, anche in questo preciso momento, ti stai prendendo cura della parte più importante di te.