“E una donna che aveva al petto un bimbo disse:
Parlaci dei Figli.
Ed egli rispose:
I vostri figli non sono i vostri figli.
Sono i figli e le figlie della brama che la Vita ha di sé.
Essi non provengono da voi, ma per tramite vostro.
E benché stiano con voi non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri,
Perché essi hanno i propri pensieri.
Potete alloggiare i loro corpi ma non le loro anime,
Perché le loro anime abitano nella casa del domani, che voi non potete visitare, neppure in sogno.
Potete sforzarvi di essere simili a loro, ma non cercate di renderli simili a voi.
Perché la vita non procede a ritroso e non perde tempo con ieri.
Voi siete gli archi dai quali i vostri figli sono lanciati come frecce viventi.
L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito,
e con la Sua forza vi tende affinché le Sue frecce vadano rapide e lontane.
Fatevi tendere con gioia dalla mano dell’Arciere;
Perché se Egli ama la freccia che vola, ama ugualmente l’arco che sta saldo”
(Khlili Gibran, “Il profeta”)
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Ho letto e riletto queste semplici parole.
Quale lavoro scegliamo, quale strada scegliamo spesso è dipeso da quali aspettative i nostri genitori avevano su di noi.
Chiediamoci quanto di quello che abbiamo fatto finora nella nostra vita dipende dalle nostre scelte, libere?
Probabilmente non si potrà mai essere privi da condizionamenti ma quanto più i genitori sapranno “farsi da parte”, tanto più saranno un tramite per fare diventare un individuo “sé stesso”, per fargli raggiungere quel senso di compiutezza che farà dire, alla fine di una vita, “ho percorso il mio cammino”.
Si può affermare con una certa affidabilità che l’ascendente genitoriale sia in molti casi determinante infatti “diversi studi confermano come la famiglia di origine rappresenti il contesto culturale nel quale i giovani sviluppano rappresentazioni della carriera, valori e significati associati a essa che di fatto influenzano le loro scelte e le risorse cognitive ed emotive che essi utilizzano per affrontarle” (cfr. Whiston & Keller, 2004 per una rassegna sul tema).
Secondo molti psicologi, sempre più negli ultimi anni, la famiglia si sta configurando come uno dei luoghi naturali deputati all’orientamento scolastico o all’orientamento lavorativo di adolescenti e giovani adulti.
Secondo le psicologhe Pombeni e D’Angelo ci sarebbero almeno 7 tendenze genitoriali in grado di condizionare erroneamente le scelte dei figli:
- Tendenza a drammatizzare le scelte scolastiche o lavorative, attribuendogli un peso maggiore rispetto a quello che rivestono. Questa tendenza carica di significato il processo di scelta e, se il figlio dovesse intraprendere una scelta che porta all’insuccesso, connoterebbe l’esperienza come fallimento personale, scoraggiandosi in maniera eccessiva;
- Tendenza a trasferire le aspettative personali e i propri desideri di successo sui figli, senza accorgersi degli interessi, delle passioni e delle loro reali qualità, indispensabili per un orientamento scolastico di successo;
- Tendenza a continuare a guardare lo scenario lavorativo senza accettarne i cambiamenti. Un esempio è quello del mito del posto fisso in una società che invece è votata alla flessibilità e al cambiamento;
- Tendenza a sovrastimare le informazioni ingenue, i “sentito dire” e sottostimare il valore, ad esempio, di percorsi di orientamento scolastico o lavorativo presso istituti affidabili;
- Tendenza a selezionare tra le diverse opzioni secondo un unico criterio che si crede importante o maggiormente rassicurante. Ad esempio scegliere una università solo perché facoltosa o solo perché vicino alla propria abitazione;
- Tendenza ad attribuire ai propri figli delle caratteristiche, rifiutando l’idea che altri, amici, insegnanti o orientatore, possano invece vedere in loro aspetti che i genitori non gli riconoscono;
- Tendenza a sostituirsi ai figli nella scelta vocazionale scolastica e professionale, adducendo un’ancora incompleta maturità o non competenza, togliendo loro un’enorme possibilità di responsabilizzazione ed emancipazione nel percorso di orientamento scolastico.
In altre parole quello che molto più sinteticamente Gibran scriveva dei genitori nel 1921, “Voi siete gli archi dai quali i vostri figli sono lanciati come frecce viventi”.