Molti mi chiedono in cosa consiste la mia attività di orientamento.
Vi racconto la storia di una mia cliente, Roberta.
Qualche anno fa è stata lasciata a casa dalla sua azienda dopo la seconda gravidanza.
Semplicemente le era stata proposta una sede estremamente disagevole rispetto alla sua residenza, questo l’aveva portata, gioco forza, a rinunciare al suo lavoro.
Si dedica quindi alla crescita delle sue bambine e dopo circa cinque anni decide di cercare lavoro, nel momento in cui tra l’altro la crisi economica è al suo picco.
Scoraggiata, mi contatta un anno e mezzo fa, a seguito di un colloquio con il centro dell’impiego locale, durante il quale, oltre a sentirsi sottolineare le difficoltà che incontrerà nella sua ricerca, le viene consigliato di rivolgersi alle aziende con il sistema del “porta a porta”. Roberta era già consapevole delle difficoltà che avrebbe incontrato, sia per la crisi generale che per il suo periodo di stasi che inevitabilmente aveva reso poco appetibile il suo curriculum.
La scelta operata dall’azienda anni prima l’aveva comunque segnata e anche l’idea del dover giustificare, durante un colloquio di lavoro, il perché si fosse trovata in questa situazione, la metteva a disagio. Roberta era quindi fortemente demotivata e sfiduciata, con forti implicazioni sulla sua autostima.
Tutto questo inevitabilmente gravava sul suo modo di presentarsi alle aziende e sulla sua stessa energia. Abbiamo quindi lavorato andando a rileggere il suo percorso di vita. Valorizzando tutte le scelte fatte da parte sua per costruire ciò che aveva ottenuto, non solo a livello lavorativo ma anche familiare. Rivedendo anche le scelte dell’azienda che le aveva proposto quel trasferimento non per valutazioni negative sul suo operato ma per ragioni economiche e di mercato (effettivamente la filiale presso la quale lavorava era stata chiusa).
Come oliare un ingranaggio rimasto fermo per troppo tempo, abbiamo lavorato per un paio di mesi, oltre che attraverso colloqui motivazionali, concretamente sul suo curriculum, sulle lettere di presentazione e sui canali di ricerca. Abbiamo poi simulato dei colloqui di selezione, durante i quali Roberta si è esercitata, dopo tanti anni, su come presentarsi e soprattutto su come collegare logicamente i vari passaggi della sua esperienza professionale ed umana.
Questo sia valorizzando le sue scelte di dedicarsi alla sua famiglia che evitando di “demonizzare” la sua azienda precedente, ma anzi, mettendo in luce ciò che aveva imparato. Da li a poco tempo sono arrivate le prime chiamate per dei colloqui di lavoro. Chiamate che naturalmente non hanno portato ad un niente di fatto ma hanno avuto su Roberta l’effetto di farla sentire ancora “lavorativamente” viva, tradotto, “il mio curriculum vale ancora”.
Lo sblocco è avvenuto da quel momento, Roberta ha sentito l’energia giusta per rimettersi in gioco ed iscriversi ad esempio a corsi gratuiti organizzati dal comune. Rientrare in contatto con la realtà del mondo del lavoro e confrontarsi con persone con la sua stessa situazione l’ha fatta sentire meno isolata e pronta a combattere.
Di recente Roberta ha iniziato a lavorare con un tempo determinato nella stessa mansione che aveva prima di rimanere a casa. In mezzo ci sono state esperienze brevi diverse, alle quali si è adattata, sempre con grande volontà ed entusiasmo, con la voglia di sentirsi nuovamente attiva e con l’idea di imparare comunque qualcosa di nuovo.
Dopo questo tempo determinato non sa cosa l’aspetta.
La cosa importante è che ora Roberta sa di poter ricominciare, sa anche che tante cose dipendono dal mercato e tante altre dipendono da lei.
Più di tutto, sa di valere e che questo valore si può esprimere in molti modi.